Torno a scrivere. E scrivo per fare compagnia a me stessa. Scrivo una pezzo di me.
Non amo particolarmente narrare questa cosa. Ma l’ho promesso… e mantengo sempre le promesse. Anche Malefica… anche le streghe cattive… hanno (avevano?) un cuore!
Forse un pezzo del mio… quello più grande… ha smesso di battere quella maledetta domenica del 2 febbraio 2003. Ero davanti a una tazza di caffè e alla mie compagne di vita… le maledette sigarette. Un sms (ma non era molto meglio quando comunicavamo con i bigliettini?) un sms mi avvertì che lui… il mio migliore amico era andato via… via per sempre. Ricordo che mi trovavo in piazza Duomo.
Pagai il caffè e mi catapultai dentro la Cattedrale davanti a Santa Lucia… “Giuro… te lo giuro… mi vedrai per sempre scalza in processione se questo non è successo”! Ma la vita… il destino… o come diavolo vogliamo chiamarlo… non mi ha ascoltata e lui… era andato via per sempre… davvero. Arrivata davanti all’obitorio… vedevo la porta aprirsi e chiudersi… e la mia mente (stupida come sempre) pensava che, da un momento all’altro, da quella porta… sarebbe uscito lui… Salvatore.
Ma Salvo… da quella maledetta porta non è mai uscito con le sue gambe. Un incidente in moto… nella sua moto… quella domenica lo ha strappato via alla sua famiglia… a Pippo e Giovanna… alla nonna… ai suoi cugini….agli amici… a me… Lo ha strappato via a me!!!
Ricordo che mi fermai sotto il portone di casa a vomitare… vomitare e vomitare ancora… inutile dire che, per mia mamma, grande amica della mamma di Salvo… è stata la stessa tragedia. Il giorno dopo… lo ricordo solo come un giorno confuso… un giorno dove un giornale parlava dell’incidente finendo con la solita frase di routine: “ Parenti e amici disperati all’obitorio”.
Ma che “cazzo” ne sapete voi della disperazione? Quando si scrive di certe cose… lo si deve fare con estrema cognizione di causa… ma poco importa… leggevo e rileggevo finché non ho deciso di chiudere le imposte di casa… e restare al buio per circa 10 ore… coricata nel mio letto… raggomitolata in un dolore sordo.
Un dolore silenzioso. Un dolore che non tutti possono comprendere. Un dolore che mi ha freddato il corpo e l’anima. Un dolore mostruoso. Ricordo che ho smesso di mangiare per un lungo periodo.
Ricordo che mettevo le spille nei pantaloni. Ricordo che non sono riuscita a dargli un bacio… avevo troppa paura di non riuscirmi più a staccare da lui. Quante stronzate fatte insieme. Quante volte mi stringevo a te… dietro quella moto… e ridevo come una pazza.
Mi ricordo quando siamo andati dal tuo barbiere e mi hai lasciata per circa trenta minuti a fare da palo alla moto.
L’amavi… l’amavi più di ogni altra cosa. Lei era la tua vita… ma non doveva andare così… non doveva succedere.
Ora (quanto trovo la forza) vengo a trovarti nella tua casa… quella che i tuoi genitori hanno costruito per te… mi siedo… lascio una sigaretta per te e fumo la mia… e parlo… parlo e piango perché darei il mio cuore per poterti avere qui… eri il numero 1… capito Salvatore D’Agostino? Eri e sei il numero 1.
Io la mia promessa, alla fine, l’ho mantenuta… l’ho fatto anche io il piercing alla lingua… mi daranno della pazza… ma poco m’importa… dopo quello che ho passato. Mi ricordo che quel 4 febbraio la chiesa che ha visto tutti riuniti era piena… la gente arrivava fino a fuori… ricordo che ero talmente fuori d’aver acceso una sigaretta prima dell’inizio della funzione e ricordo che mi mamma, capendo il mio stato, mi portò fuori.
Quel giorno… pensavo di morire anch’io… non avevo più aria nei polmoni. Ora invece… il 2 febbraio… siamo sempre le stesse facce. A breve saranno 10 anni che sei andato via… ma non riesco a farci l’abitudine… vorrei parlarti ancora… vorrei abbracciarti ancora… vorrei ancora che mi dicessi le tue solite stronzate: “amica… ti posso toccare le tette… giuro sono bellissime”… Dio santo quanti schiaffi ti avrei dato.
I ricordi piovono…. e non smettono di fermarsi… rido quando penso a tutte le volte che abbiamo combinato stronzate… rido quando penso a quante cose avevamo ancora da finire insieme… e mi incazzo quando penso alle tue parole: “IO LO SO, IO VECCHIO NON CI DIVENTERO’ MAI!” … avevi ragione… come sempre…
Sei la mia vita… lo sei ancora… e la collana che tua mamma mi ha regalato per la laurea…è sempre al mio collo… perché in quella luna ci sei anche tu….
Baci “malefici”… per questa sera… ho raccontato anche troppo di me!