A SEI ANNI DALLA MORTE DI GABRIELE SANDRI

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486897Sono trascorsi sei anni. Sei anni da quando Gabriele è andato via. Sei anni da quando, Gabriele, è morto ammazzato come un cane bastardo. Sei anni da quando Gabriele è entrato a far parte delle nostre case… delle nostre famiglie. Sei anni da quanto Gabriele ha cessato di sorridere senza un motivo valido. Non sono qui a parlare di buoni o cattivi. Ma voglio narrare la verità. La verità su un calcio che non si ferma davanti a nulla e su un sistema… quello Italiano completamente sbagliato. Onore a tutti i poliziotti caduti mentre, con dedizione e grande senso del dovere, svolgevano il proprio lavoro. Ma quello che preme domandarsi oggi è come mai non si è mai dato ampio spazio a parlare dei tifosi uccisi dalla celere o da altri.

1963 – 28 aprile. Giuseppe Plaitano, 48enne tifoso della Salernitana, è il primo morto da stadio in seguito a scontri tra polizia e tifosi. Allo stadio Vestuti si disputa un incontro decisivo ai fini della promozione in serie B tra la Salernitana e il Potenza. Per un rigore non dato ai granata, i tifosi invadono il campo. La guerriglia coinvolge le due tifoserie e la polizia. Un poliziotto spara in aria: per una tragica fatalità il colpo raggiunge la tribuna, dove è seduto Plaitano.

Il caso sarà archiviato.

1973 – 2 dicembre. In occasione di Roma-Napoli, un giovane tifoso azzurro, Alfredo Della Corte, viene ferito da un colpo di pistola alla faccia.

1979 – 28 ottobre. Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, quando manca un’ora all’inizio del derby Roma-Lazio, viene colpito a un occhio da un razzo sparato dalla Curva Sud, tradizionale sede dei sostenitori romanisti. Il razzo, sparato da un ragazzo di appena 18 anni, attraversa tutto lo stadio e finisce la sua tragica corsa sul volto del povero Paparelli, causandogli lesioni gravissime. Per l’uomo, trasportato immediatamente in ospedale, non c’è nulla da fare. Il suo assassino era G. F., anni diciotto. Pittore edile disoccupato con una grande passione per la Roma. Dopo aver appreso dell’omicidio si dà alla latitanza. Fugge su e giù per l’Italia, varca il confine con la Svizzera. Dopo quattordici mesi si costituisce. Verrà condannato dalla Cassazione a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. E’ il 1987. Qualche anno più tardi morirà anch’egli, consumato da un brutto male. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il 28 ottobre non voleva uccidere nessuno.

1984 – 8 febbraio. Triestina-Udinese, partita di Coppa Italia. Alla fine del match scoppiano gravi incidenti che obbligano le forze dell’ordine a intervenire. Nel corso degli scontri il tifoso triestino Stefano Furlan muore in seguito a delle gravi lesioni cerebrali, causate molto probabilmente dalle percosse infertegli dalla polizia. Da allora la curva dei tifosi triestini è intitolata proprio a Stefano Furlan.

Nel novembre 1985, la Corte di Assise di Trieste condannò un agente, ritenuto responsabile delle manganellate, a un anno di reclusione (con i benefici).

1984 – 30 settembre. Al termine della partita Milan-Cremonese, Marco Fonghessi, un giovane tifoso rossonero, viene accoltellato a morte da un altro tifoso milanista. Assurda la dinamica dell’episodio: la targa della sua auto attira l’attenzione di un gruppo di tifosi meneghini, che circondano la vettura e con un coltello tagliano le gomme. Fonghessi reagisce e viene raggiunto da una coltellata, sferrata da un giovane di appena 18 anni. Trasportato in ospedale muore dopo poche ore.

1988 – 9 ottobre. Allo stadio Del Duca di Ascoli, al termine della partita con l’Inter, Nazzareno Filippini, tifoso bianconero di 32 anni, resta gravemente ferito nel corso di una violenta rissa scoppiata tra le opposte tifoserie. Vengono arrestati quattro esponenti della curva nerazzurra.

1989 – 4 giugno. Prima di Milan-Roma muore Antonio De Falchi, tifoso giallorosso di 18 anni. De Falchi raggiunge lo stadio con tre amici; una ventina di ultras milanesi tentano di aggredirli e durante la fuga De Falchi viene stroncato da un arresto cardiaco.

Dei tre tifosi milanisti processati, solo uno venne arrestato e poi condannato a 7 anni di reclusione.

1989 – 18 giugno. Penultima giornata di campionato tra Fiorentina e Bologna, altra tragedia. Il treno con i tifosi emiliani diretti in Toscana subisce un agguato da parte degli ultras fiorentini. Alla fitta sassaiola segue il lancio di una bottiglia molotov che esplode all’interno di un vagone e provoca il ferimento di due tifosi toscani, uno dei quali è Ivan Dall’Oglio, appena quattordicenne. Non ci scappa il morto ma Dall’Oglio rimane irrimediabilmente sfigurato al volto.

1993 – 10 gennaio. A Bergamo, al termine di Atalanta-Roma, muore, colto da infarto, il 42enne Celestino Colombi, coinvolto nelle cariche della polizia mentre si trovava casualmente nei pressi dello stadio.

1994 – 30 gennaio. Salvatore Moschella, 22 anni, muore gettandosi dal treno su cui viaggia dopo essere stato aggredito con alcuni tifosi del Messina di ritorno dalla trasferta di Ragusa. I siciliani prima lo picchiano e poi continuano a infastidirlo. Moschella, nel cercare una via di fuga, si getta dal finestrino, mentre il treno rallenta in prossimità della stazione di Acireale. Cinque le persone arrestate, delle quali due minorenni.

1995 – 29 gennaio. Prima della partita Genoa-Milan viene accoltellato a morte un giovane tifoso rossoblù, Vincenzo Spagnolo. L’omicida è un ragazzo di appena 18 anni, Simone Barbaglia, che all’epoca frequentava solo da qualche mese la curva del Milan. Condannato a 15 anni di carcere.

Simone Barbaglia, condannato a 15 anni. Barbaglia sarebbe dovuto uscire nel 2010, ma grazie all’indulto è uscito molto tempo prima della fine della condanna.

1998 – 1 febbraio. Nel dopopartita di Treviso-Cagliari muore il tifoso veneto Fabio Di Maio, 32 anni, per un arresto cardiaco in seguito all’intervento della polizia per sedare un accenno di rissa tra le opposte tifoserie. Allo stesso Di Maio è stata poi intitolata la curva degli ultras trevigiani.

1999 – 24 maggio. La mattina seguente la partita tra il Piacenza e la Salernitana, sfida decisiva per la permanenza in serie A, il treno speciale che riporta a casa gli oltre 3 mila tifosi campani, proprio in prossimità della stazione di Salerno, prende fuoco in una galleria. Nel rogo, appiccato dagli stessi tifosi, perdono la vita quattro giovani supporter granata.

2001 – 17 giugno. A Messina si disputa l’acceso derby con il Catania, decisivo per la promozione in serie B. Tra le due tifoserie prima della partita si verifica un reciproco lancio di oggetti. Dal settore degli ospiti viene lanciata una bomba-carta che esplode in mezzo ai tifosi della Curva Nord e ferisce Antonino Currò, 24 anni, il quale finisce in coma e dopo pochi giorni muore. A seguito delle indagini viene arrestato un tifoso minorenne di Catania.

Antonio Currò era deceduto dopo 15 giorni di coma a seguito delle ferite riportate alla testa per l’esplosione di una bomba carta durante il derby Catania-Messina del 17 giugno del 2001. La polizia ritenne di individuare in un diciassettenne tifoso etneo l’autore del lancio dell’ordigno mortale. A smontare la tesi dell’accusa furono i filmati in possesso della magistratura dai quali emerse che il lancio compiuto dall’ultrà etneo sugli spalti dello stadio erano avvenuti in tempi non compatibili. Inoltre l’indagato non aveva alcun oggetto esplodente.

2003 – 20 settembre. Finisce in tragedia il derby Avellino-Napoli. Muore Sergio Ercolano, ventenne tifoso partenopeo, precipitato nel vuoto durante gli scontri tra tifosi e polizia.

2004 – 21 marzo. Scontri tra tifosi e polizia fuori dall’Olimpico dopo Roma-Lazio. La partita viene interrotta per una voce, poi smentita, della morte di un bambino investito da una macchina delle forze dell’ordine.

2007 – 27 gennaio. Ermanno Licursi, un dirigente della Sammartinese (terza categoria), muore a Luzzi, nel cosentino, a seguito dei colpi ricevuti mentre cerca di sedare una rissa in campo nella partita con la Cancellese. Il dirigente si accascia rientrando negli spogliatoi.

2007 – 2 febbraio. Muore l’ispettore capo della polizia Filippo Raciti, 38 anni, prima versione dei fatti preso al viso da una bomba carta, la versione finale e’ che un corpo
contundente (probabilmente da un masso, probabilmente da un lavandino) colpisce l’ispettore all’addome durante gli scontri di Catania-Palermo.

2007 – 11 novembre. Gabriele Sandri, il tifoso laziale rimasto ucciso, in un’area di servizio sull’A1 ad Arezzo, da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia dall’altra parte della carreggiata.

2008 – 30 marzo. Matteo Bagnaresi, 28 anni, Muore un tifoso del Parma investito da un pullman di juventini nell’area di servizio Crocetta vicino ad Asti, sulla Torino-Piacenza. Le due tifoserie erano dirette all’Olimpico per assistere a Juve-Parma. L’autista, per evitare lo scontro tra le due tifoserie, sarebbe ripartito rapidamente non accorgendosi del ragazzo.

Di morti ce ne sono molti altri ancora. Ci sono morti tra i tifosi e morti tra le forze dell’ordine. Ci sono stati tifosi uccisi per frustrazione e poliziotti uccisi per rabbia. Ci sono tifosi che hanno perso la vita per inseguire un ideale e forze dell’ordine che tutti i giorni rischiano e muoiono nelle strade per combattere tutto quanto di più sporco possa esserci in questa società. E questo non è giusto. Tutto questo non è giusto. La legge è davvero uguale per tutti? Noi crediamo ancora nelle forze dell’ordine. Vogliamo credere ancora in chi svolge il proprio dovere aiutando i cittadini. Vogliamo credere nella buona fede dei tutori della legge. Abbiamo amici che con immensa dedizione indossano una divisa mostrando il loro lato migliore. Abbiamo bisogno di crederci. Non vogliamo più vedere gente che abusa di potere. Non vogliamo più vedere manganelli “roteare” in stile “Arancia Meccanica”. Vogliamo solo un’Italia piena di gente per bene. Gente per bene dentro gli stadi e gente per bene che indossa una divisa. Vogliamo tifosi che entrano allo stadio per vedere una gara e tifare la propria squadra senza secondi fini. E volere è potere. Ma forse tutti questi morti (da ambedue i lati) non sono serviti a nulla. Intanto non resta che dire una preghiera per tutto questo scempio e un “CIAO GABBO…SCUSACI SE PUOI”!

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