Era la “fiera dei morti” che ti faceva sentire quella strana sensazione d’inverno nonostante l’umidità della mia Siracusa.
Era la “fiera dei morti” che ti faceva sentire il Natale alle porte proprio quando la vita “sembrava” più facile per via dell’età.
Ricordo quando superato il “vecchio” ponte che ti consente l’ingresso nell’isola di Ortigia venivi quasi magicamente avvolto dal fumo delle caldarroste. Quel fumo che riusciva a impregnarti i capelli ma che, paradossalmente, non ti dava alcun fastidio.
Era festa da bambini. Perché le vie si accendevano di lucine e di bancarelle piene di dolciumi e giocattoli. Ai classici “totò” di cioccolata ho sempre preferito quelli bianchi. Quelli che tutt’oggi chiamano “le ossa dei morti”. Ricordo che adoravo quel sapore di limone misto all’anice. Ed era festa. Quella festa che ti faceva saltellare da bambina.
Era festa con poco. Era festa solo a guardare quei colori e sentire quegli odori. Era festa nell’ascoltare le voci dei mercanti ambulanti che “urlavano” per vendere la propria merce. Era festa perché la respiravi a pieni polmoni quella festa.
Questa notte con una leggera insonnia, nonostante la sveglia domani suonerà presto, ho voluto scrivere di ricordi. Ricordi di quando si è bambini. Ricordi di quando i pensieri volano via tra un cartone animato e un panino con le gocce di cioccolata. Ricordi che tornano nella mente ma non nella vita. Ricordi di quando stringevi la mano dei tuoi genitori senza alcun pensiero che ti turbasse.
Con il passare degli anni “la fiera dei morti” ha cambiato sede. Non ho mai smesso di farci un salto, anche se velocemente, per tenere vivi i ricordi di quando ero bambina. Ho voluto farci un salto anche se tutto era cambiato.
Per questo 2020, invece, niente. L’emergenza sanitaria ha spazzato via anche lei oltre a mille certezze che ognuno di noi credeva di avere. Tutto svanito come il fumo delle caldarroste. Perché questo 2020 nel bene e nel male sarà un anno che ricorderemo tutti. Un anno che resterà scolpito nella nostra memoria. Un anno diverso da tutti gli altri. Un anno dove ci sentiamo più vuoti. Un anno dove il “distanziamento” ci sta facendo rimpiangere tutte le sere che abbiamo detto di no ad una cena. Un anno dove le certezze lavorative sembrano essere crollate quasi per tutti.
Ed io? Guardo fuori dalla finestra. Poggio le mani sul vetro e con la bocca appanno il vetro. Mi scosto e accendo una delle mie sigarette finte. Con la mente, questa notte, resto ferma alla “fiera dei morti”. Conto i giorni e… ne mancano solo 52 a Natale.
Mi domando che Natale sarà questo? Mi domando cosa accadrà dentro ogni casa. Mi domando i pensieri che ogni famiglia porterà nel cuore. Fisso ancora la strada e cerco quei colori e quegli odori di quando ero bambina ma non li vedo, riesco solo ad immaginarli… e mi basta, per cercare di mantenere un equilibrio “precario”.