…non ricordo neanche che anno era quando il mondo social è entrato nelle nostre vite. Facebook era quel luogo dove ricercare tutti i compagni di classe del passato.
Un mondo “virtuale” per scoprire come si era “cambiati” nel tempo e scambiare quattro chiacchiere nel nome dei ricordi. Un modo carino e alternativo per restare in contatto con amici, vicini e lontani, condividendo foto e pensieri.
Poi è diventato una specie di curriculum di ognuno di noi. Una sorta di diario virtuale dove sfogare le proprie emozioni sia di gioia sia di rabbia. Frasi su frasi. Immagini di feste. Calici di vino. Cibo. Cene tra amici. Baci. Facce buffe. Notizie.
Ma, inevitabilmente, il mondo dei social si è evoluto. E sono diventate tante, forse troppe, le app che permettono di condividere con il mondo intero i nostri pensieri e le nostre “vite”.
E il gioco è cambiato inesorabilmente. E’ diventato una specie di roulette russa con vincitori e vinti. I nostri telefoni ci hanno inghiottiti senza scampo e remissione di
peccato, rendendoci “quasi” ibridi.
<Stai facendo il video? Bravoh>… e morì così, con una frase che tutti conosciamo, Tiziana Cantone. Vittima della propria ingenuità e di gente senza scrupoli. Eppure qualcuno continua a dire <se l’è cercata>. Perché alcuni video hot privati sono rimbalzati da telefono a telefono con la peggiore carica virale facendola diventare vittima di se stessa. E quella ragazza dai capelli neri, gli occhi grandi e un sorriso smagliante ha deciso di stringere una sciarpa di seta al collo per farla finita. E… sì, se l’è proprio cercata la Cantone eh?
Perché in questo mondo di fottuti puritani quando finisci dentro la macchina tritacarne del web diventi improvvisamente una poco di buono. Alzi la mano chi non ha riso per quel video… E alla stessa maniera alzi la mano chi non ha puntato il dito piuttosto su chi quei video li ha diramanti a cascata, mettendo in croce una donna.
E ora, negli ultimi giorni, il panico totale. Complice l’emergenza sanitaria chiunque si è lasciato coinvolgere da Tik Tok. Confesso di non aver compreso benissimo ancora la come funziona la piattaforma, anche se alcuni video – balli, battute, doppiaggi – fanno veramente ridere. Ma adesso anche questo nuovo canale social è diventato un mostro. A Palermo una bambina, 10 anni, come saprete bene, ha perso la vita per una maledetta gara di “resistenza” stringendosi una cintura al collo.
Questa mattina guardavo mia madre fino a quando le ho detto: <Mamma, ma ti ho dato mai problemi quando ero una ragazzina?> e lei sorridendo mi ha risposto <tatuaggi e piercing esclusi, no>. Perché ai miei tempi, come per molti altri, al pomeriggio si scendeva in cortile a giocare dopo i compiti e si tornava a casa la sera, prima di cena, magari con le ginocchia sbucciate. Perché nessuno avrebbe mai pensato di spingersi, fino alla morte, in una maledetta sfida per diventare una star del web.
E oggi? Oggi ancora una novità. La polizia postale di Firenze ha denunciato una “influencer” su TikTok per istigazione al suicidio. Una 48enne della provincia di Siracusa
sul cui profilo sarebbe stato individuato un link nel quale viene visualizzato il video di una sfida tra la donna e un uomo: entrambi si avvolgevano totalmente il volto, compresi narici e bocca, con il nastro adesivo trasparente, in modo tale da non poter respirare. La stessa “influencer”, è stato accertato, che nel tempo aveva
pubblicato altre numerose “video sfide” dello stesso tenore, filmati che le hanno permesso di ottenere popolarità e l’attenzione di ben
731mila follower. Denunciata per istigazione al suicidio.
E le famiglie? Dove sono le famiglie? Perché si ritiene opportuno dare nelle mani di giovanissimi, pronti ad emulare qualsiasi cosa, strumenti così delicati e costosi con la
stessa facilità di un pugno di caramelle? Perché non si cerca di monitorare una generazione, “fuori controllo” grazie alla potenza indiscussa di una parte malata del web?
Cazzo! Siamo davvero diventati questo? Abbiamo davvero perso il senso della vita reale? I dati sono preoccupanti. Il numero dei tentativi di suicidio tra i giovani sale. Le “video sfide” aumentano. Il buon senso, invece, scende. E le famiglie mettono la testa sotto la terra come gli struzzi. Si risvegliano dal torpore solo quando la “frittata
è già fatta”.
Eppure il web e la condivisione ci piace. Ci diverte. Sorridiamo nel vedere le facce da scemi che facciamo. I consigli sulle serie televisive. I ricordi. I pensieri. Perché distruggere tutto? Perché?
Il problema c’è… ed è evidente. Inutile nascondersi dietro un dito. Inutile fare finta di vivere nel buio pesto quando fuori il sole spacca le pietre. Inutile dire che si tratta di un “fenomeno passeggero”. Ormai viviamo le emozioni solo dietro uno schermo, dimenticando di quanto era bello guardare tutto “ad occhio nudo”. Abbiamo scambiato le priorità per le cazzate e le cazzate per priorità.
Ma il cielo? Qualcuno si ferma ancora a guardalo ad occhi nudi, senza il filtro di uno schermo per una foto?