… corre il 2021 o siamo ancora nel Medioevo?

Bullismo

…era il periodo di “Non è la Rai”. Il periodo delle camicie lunghe e i famosi “calzerotti”. Il periodo di “T’appartengo”. Il periodo di Ambra Angiolini. Quando ballavi come una pazza sulla poltrona rischiando di fracassati la testa nel più rovinoso degli scivoloni appena dopo pranzo. Era il periodo della spensieratezza. Dove tutti eravamo decisamente più bambini… rispetto ad oggi.

Eppure il fenomeno del “bullismo” (parola che ai miei tempi non era neanche contemplata) esisteva già. Ricordo che venivo presa in giro per la mia taglia di seno. Ed è così che tutt’oggi spingo le spalle avanti nonostante siano trascorsi anni ed anni. Era il mio difetto. La mia croce.

E fidatevi che non eravamo meno feroci rispetto a come si vive il “bullismo” oggi. Ricordo ancora una lettera scritta a un ragazzo a San Valentino. Cazzo… letta da tutti. Mi sarei seppellita da sola. Una cretina. Passavo per il corridoio mentre tutti ridacchiavano. E poi io sono stata sempre una che ha preferito studiare alle classiche frivolezze.

Però le soddisfazioni sono arrivate anni ed anni dopo. Quando ad una cena con tanti amici ho aperto la porta e mi sono ritrovata un tizio che non conoscevo. Con i miei soliti modi indisponenti ho semplicemente detto “Ciao”… ricevendo una stretta di mano ed un nome. E boh… sto tizio mi fissava tutta la sera. <Cazzo guardi?>, gli avrei detto.

D’improvviso ho collegato. Era il tipo della scuola. Quello della famosa lettera di San Valentino sputtanata al mondo intero. Con un fare che indisporrebbe anche una formica si è avvicinato dicendomi che mi conosceva e che avrebbe voluto il mio numero di telefono.  Apriti cielo. Dopo una risata rumorosissima è stato automatico digli che non
avrebbe mai avuto il mio numero. Mai e poi mai. Perché certe cose… anche se sono “cazzate” non si dimenticano facilmente.

Oggi, però, queste storie appaiono sciocchezze. Quello che ha inghiottito la nostra società è una cattiveria decisamente più barbara. Una cattiveria che sta spingendo i giovani, vittime di bullismo, a compiere gesti estremi. E ne abbiamo di esempi. Dal famoso “ragazzo dai pantaloni rosa”, alle ragazzine vittime di video virali che volano da smartphone a smartphone senza lasciare scampo. E… poi ci si mettono anche gli adulti. Beh… la cronaca parla chiaro non lasciando scampo. Ci sono anche giovanissimi “bullizzati” dai professori.

Che a pensarci bene è proprio un paradosso essere bullizzato da chi dovrebbe tutelarti, in qualche modo, da questo fenomeno. E cosa si fa? Niente. Sì alle campagne di sensibilizzazione. Si alla “prevenzione” del fenomeno. Ma il resto? Dove sono finiti tutti i valori? Sono tante le domande che mi pongo da due mesi a questa parte.

Proprio oggi che da due mesi a questa parte ho rallentato i ritmi della mia vita e mi fermo ed osservo silenziosamente il mondo che mi gira intorno. Alzo le spalle e non riesco quasi a proferire parola. Perché una di parola non basterebbe.

Sei alto? Sei basso? Sei magro? Sei grasso? Hai l’acne? Hai tatuaggi? Hai i capelli colorati? Ti piacciano gli uomini? Ti piacciono le donne? Hai un cane? Hai un gatto? Sembra che qualsiasi cosa tu sia non andrà mai bene a questa società e soprattutto non andrà mai bene a quelle persone idiote che pensano di imporre canoni nel più feroce dei modi. Sono stanca di leggere di ragazzini picchiati perché diversi. Sono stanca di leggere di giovanissimi che decidono di porre fine alla propria vita perché inghiottiti dentro un vortice di odio e violenza.

Sono stanca di sentire stronzate. Si, sono stanca di sentire stronzate. Secondo me ognuno di noi, prima giudicare gli altri, dovrebbe guardare se stesso. E non intendo guardarsi allo specchio ma guardandosi dentro. Senza paure. Dovrebbe guardasi dentro cercando di trovare un equilibrio che non spinga a giudicare nessuno.

Del resto… il mondo è bello perché è vario e pieno di colori no? E se ve lo dice una che veste sempre di nero… dovete crederci!

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