“La Voce del Padrone” era questa il titolo dell’album musicale di Franco Battiato del 1981, non ero neanche nata ancora, contenente la famosissima “Centro di gravità permanete”…
… cerco un centro di gravità permanente… che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente…
Sarò sincera, mi scocciava notevolmente, iniziare a scrivere con la promessa, che non mantengo quasi mai, di essere più presente… ma come ben sapete ho mille e un impegno da mantenere ogni singolo giorno e come se non bastasse questa maledetta estate anche la mia pressione ha deciso di scendere più del normale rendendomi giorno dopo giorno sempre più isterica. Un vento leggero soffia entrando dall’anta del balcone mentre le dita, come sempre, scorrono veloci sopra la tastiera del Mac. Le unghie color glicine ticchettano sopra ogni singolo tasto come a ricordarmi che sto scrivendo, sto scrivendo per me.
Ma torniamo al cuore della faccenda. Nelle mie pochissime ore d’aria (si, questa estate la sto trascorrendo relegata in casa quasi ogni giorno) ho sempre il piacere di incontrare amici ed amiche scambiando quattro chiacchiere. Ne incontro una qualche giorno addietro. Ha una faccia a forma di punto interrogativo. Le chiedo come va… ultimamente l’amore pare avesse “investito” la sua vita… e invece? Invece l’amore l’ha solo “investita” procurandole una frattura scomposta del cuore.
“E’ finita”- mi dice.
Come una bambina alla quale hanno sottratto la caramella dalle mani con gli occhi a “palla” e sgranati le chiedo il perché…
“L’esperimento è fallito… per lui la nostra storia era un esperimento”.
“MINCHIA”… esordisco con una delle più utilizzate esclamazioni sicule che sembra uscirmi più dal cuore che dalla gola per diventare voce.
“Ma che vuol dire un esperimento?”…. di risposta ho un semplice “non lo so, un esperimento”.
La saluto, non prima di aver doverosamente insultato questa sottospecie di scienziato pazzo, a dovere e mi allontano. Davanti ai miei occhi passa veloce una pellicola cinematografica del 2010 “The Experiment – Cavie umane” un thriller claustrofobico e ossessivo di grande successo ispirato al reale esperimento dello psicologo statunitense Philip Zimbardo avvenuto nel 1971 a Stanford.
Nell’esperimento vennero selezionati 24 studenti universitari di età compresa tra i 20 ed i 30 anni (quindi un livello di istruzione superiore alla media), a cui venne casualmente assegnato il ruolo di prigionieri o guardie carcerarie. Come prigione venne usato l’interrato dell’università. Presto le persone incominciarono ad immedesimarsi in modo estremo nei loro ruoli. Le guardie carcerarie iniziarono a manifestare tendenze sadiche ed i prigionieri mostrarono passività e depressione. La maggior parte dei prigionieri era emozionalmente traumatizzata, e cinque dovettero essere rimossi precocemente prima che la situazione degenerasse completamente. L’esperimento rivelò fino a che punto può spingersi il comportamento umano quando non condizionato dai vincoli imposti dalla società esterna.
Pellicola cinematografica molto bella se non fosse che al termine la gente usciva sconvolta dal cinema cercando la più vicina farmacia di turno per scaraventarsi dritto in gola un intero flacone di Xanas nel tentativo “vano” di sedare quel senso ossessivo e claustrofobico accumulato in soli 120 minuti di proiezione. Insomma entri al cinema, paghi il biglietto come uno stronzo, in qualche modo diventi parte integrante dell’esperimento, gli occhi ti si sgranano peggio di Alex in “Arancia Meccanica”, non riesci a sorseggiare neanche una sola goccia d’acqua per 120 minuti onde evitare uno strozzamento, esci alla ricerca di una farmaci per spendere altri soldi e torni a casa pensando che 120 minuti di pellicola hanno completamente mandato in tilt il tuo sistema nervoso nonostante nella vita tu abbia già superato traumi di grossa natura come la fila alla posta con la signora di turno che con la scusa del passaggio imminente del bus prova a superare o le interminabili code alla casa del supermercato in estate dove sei costretto ad entrare in apnea, pensando prima di perdere i quasi i sensi di poter sfidare la Pellegrini, per via della puzza di sudore di alcune persone.
Cammino e penso all’esperimento non quello del film. Ma a quello messo in atto da questo simpatico, quasi quanto un grappolo di emorroidi, uomo nei confronti della mia amica. Penso a quanto sia profondamente meschino giocare con la vita delle persone creando false aspettative e giocando con i sentimenti altrui. Penso e ripenso. Penso che un uomo che ha superato i 50 anni non dovrebbe giocare facendo esperimenti sugli altri. Gioca a mosca cieca in autostrada piuttosto o onde evitare di mettere nella merda qualcuno che potrebbe investirti scegli di giocare a mosca cieca vicino a un dirupo, ad una scogliera o che so… un posto dal quale se ne esci vivo magari il colpo che prendi alla testa o ti salva o ti peggiora in maniera completamente irreversibile. Penso a questo presunto figaccione che di colpo, con quell’aria da mezzo rincitrullito cronico, guarda la mia amica e le dice: “l’esperimento non è riuscito”.
Santo Dio della pace. Io quello che penso realmente alla mia amica non l’ho ancora detto e lei aspetta che io lo scriva… lo so che lo aspetta come so che trema nel leggere le mie parole perché sa che Malefica è davvero cattiva in alcune circostanze. Bene amica mia… non temere, fino ad ora non sono stata, proprio così selvaggia e forse non lo sarò neanche ma una cosa mi sento di dirtela.
“Se tu sei stata vittima di questo <ESPERIMENTO> sarebbe altrettanto carino che tu trovassi un posto, magari uno di quello tetro e malsano, e provassi con lui l’ebrezza di un altro film, un horror però, del 2004 “Saw – L’enigmista” . Una pellicola cinematografica che ha fatto discutere mettendo lo spettatore di fronte a posizioni mentali al limite, dirette alla semplice sopravvivenza. Tu, però, cara amica mia non dovresti mirare alla morte come nel film il folle Jigsaw ma ad una sorta di autoflagellazione che in qualche modo lo dovrebbe costringere a indossare un cilicio sulle carni per penitenza. Come? Semplicissimo… mettendolo davanti a tante immagini della sua vita passata e di quella che sarebbe stata con te accanto, soprattutto con te accanto, ovvero una vita migliore. Mentre Jigsaw abbandonava le sue vittime chiudendo la porta e sibilando <GAME OVER> lasciandoli alla morte certa tu potresti chiudere la porta lasciandolo con la sua tristezza infinita, che regnerà nei secoli dei secoli, e con un cd in loop di Gigi D’Alessio che potrebbe rimarcagli la sua pochezza d’animo proprio come le famose <domeniche d’agosto>. E poi basta… chiudi la porta, sorridi, porta indietro i capelli e strizzando leggermente un occhio digli <GAME OVER>”.
Ora puoi tirare un sospiro di sollievo… con te ho finito cara amica: “GAME OVER”….
Squilla il telefono, nei giorni di “prigionia” forzata dove sto bevendo più Polase che acqua. E’ un mio amico ha una voce strana e temo che abbia visto “The Experiment” proprio poco prima di avermi chiamata nel tentativo di sapere se ho dello Xanax da prestargli per fermare la sua crisi di nervi. Il mio amico…. ragazzi… uno degli uomini talmente buoni che se tu gli assesti un calcio nelle parti basse ti sorride e ti dice, con il volto violaceo da dolore: “se vuoi puoi darmene un altro, stai tranquilla”.
A lui non è bastato il primo schiaffone nella vita ed ha avuto bisogno anche del secondo. Ha preso in sposa una donna che in lui non vedeva un uomo ma una “carta di plastica” come direbbe il mio amico Peppe. Non un uomo ma un bancomat…
“Voglio il telefono” …. e lui le regala l’iPhone.
“Voglio un anello”…. e lui le regala un anello, che lei ha “misteriosamente” perso, da 2.800 euro.
“Voglio le chiamate illimitate”… e lui si fa addebitare i costi nel suo conto corrente.
“Voglio internet da portare in borsa”… e lui le compra un web pocket.
…. ma se ti avesse chiesto una scimmia… l’avresti comprata? Dimmelo perché io la vorrei comperare ma pare che tenerla in casa sia illegale… quindi svelami, come se fossero gli ingredienti per un elisir di lunga vita, quali piani avresti attuato per acquistare una scimmia e magari donargliela con papillon di Vouitton come il cane di Chiara Ferragni.
Eppure nonostante questi doni “eccessivi”…. e un amore incondizionato eccolo a beccarsi il più atroce degli schiaffi: le corna! Si si,… le corna… talmente pesanti da farlo camminare quasi a 90°. E non una sola volta ma tante. Troppe. E lui? Lui ci ha riprovato per trovarsi ancora una volta “cornificato”.
E ci ha riprovato non perché sia un pirla ma semplicemente perché credeva fosse quella giusta…. Tira e molla. Molla e tira fino a che la storia finisce. Lui non è proprio felicissimo ma assesta il colpo. Lei invece teme di aver perso la solidità “economica” perché dell’amore non parla neanche. Però dice: “sei una persona fantastica”… “ci tengo a te” e tutti questi salamelecchi giusto per evitare che questa volta lui le rifili un calcio in culo tra la standing ovation di tutti i presenti e degli amici che sarebbero accorsi a tale evento quasi storico con tanto di fuochi d’artificio comperati da Chiarenza in quel di Belpasso.
E lui? Lui uomo pacifico cosa fa? Continua a vederla… ad aiutarla nelle sue continue difficoltà economiche ed accontentarla nelle sue vaneggianti richieste.
Siamo al telefono quando mi dice: “Siamo usciti. Mi teneva la mano. Siamo andati in un locale e mi ha lasciato seduto al tavolo da solo perché doveva andare in bagno… non tornava e sai dove era? – <dove?> rispondo con una voce tremante di chi sa che quella pseudo confessione potrebbe scatenare la fine del mondo in meno di 5 secondi esatti – dietro un angolo che baciava un tipo”.
“E tu? – rispondo con gli occhi grondanti di sangue come Rosy Abate in Squadra Antimafia – dimmi che hai fatto qualcosa”.
“Si – temo che l’abbia perdonata ancora – le ho lanciato le sigarette addosso e le ho dato della troia lasciandola a piedi”.
Dall’altro lato del telefono io sto in silenzio. Temo di dover riattaccare la conversazione per chiamare non un’ambulanza ma direttamente l’elisoccorso che possa venire a salvarmi da una sorta di arresto cardiaco direttamente via cielo senza attraversare il caos della città ad orario di punta.
“Cosa? L’hai finalmente mandata a quel paese?” – esordisco cercando di prendere più aria possibile.
“Si… e le ho anche bloccato la scheda telefonica”.
Ecco… dopo questo epilogo credo che la profezia dei Maya sia una barzelletta a confronto a quello che potrebbe accadere oggi dove le cavallette potrebbero divorarci lasciando solo le ossa. Oggi è un giorno storico. Probabilmente un domani i ragazzi lo studieranno nei libri di storia. “Il giorno in cui l’uomo buono s’incazzò e si scatenò la fine del mondo….” – potrebbe essere questo l’inizio della pagina che parlerebbe dell’anno 2017 d.C.
Rido quando chiudo il telefono ed accendo la sigaretta rido perché anche lui, finalmente, si è svegliato dalla “cataratta” che gli offuscava la vista rendendolo quasi del tutto cieco.
Rido perché grazie al cielo tutti, quando vogliamo e se vogliamo, riusciamo a salvarci da persone inutili come ogni estate riusciamo a salvarci dal solito tormentone ripetuto alla nausea in radio e come il 2017 poterà via, mi auguro in maniera rapida, “Despacito”.
Rido perché la vita se vogliamo possiamo sempre cambiarla in positivo. Rido perché finalmente io la mia positività l’ho trovata nella mia “fotocopia”.
Rido mentre canticchio… “cerco un centro di gravità permanente… ”
Baci “malefici” a tutti… o quasi… ci leggiamo presto, promesso!