Silenzio!
Silenzio ed ancora silenzio!
Lo stesso silenzio che, troppe volte manca.
Nel silenzio impariamo anche l’arte della comunicazione non solo verbale, riscopriamo il linguaggio dello sguardo, l’espressività del corpo…
Stare insieme, accanto a un altro nel silenzio è una delle esperienze più forti che permettono al dialogo verbale l’approfondimento e la scoperta di altre dimensioni.
Del resto, ciascuno sa per averlo sperimentato che nelle relazioni umane più intense, come quelle tra amanti o tra amici, proprio il silenzio garantisce la percezione dell’alterità, del mistero dell’altro.
Già Pascal aveva intuito che la più grande disgrazia per gli uomini deriva dal loro non saper stare in silenzio e in solitudine per un’ora: il silenzio, infatti, è il principio da cui è generata la parola, ciò che le conferisce forza e autorevolezza.
Eppure oggi questa esigenza antropologica è offesa e contraddetta più che mai, si ha paura del silenzio: in casa e in auto si tende a evacuarlo con radio, televisione o stereo accesi, in aeroporti, stazioni e negozi lo si allontana con un’onnipresente musica di sottofondo.
Così, perfino l’ascolto musicale è diventato un semplice riempitivo che crea un’atmosfera in cui la musica non è più una bellezza che ascoltiamo ma una sorta di basso continuo che inganna le nostre ansie.
Siamo colti da fastidio quando dobbiamo attraversare spazi silenziosi, per cui accettiamo passivamente quella condizione di non-silenzio, di non-pausa che la società ci impone, senza renderci conto che, così facendo, smarriamo la nostra capacità di ascoltare e, con essa, quella di parlare.
E voi… cari amici… cosa pensate? E’ meglio il silenzio o fiumi di parole senza alcun senso???
Io credo che spesse volte il silenzio sia la migliore cosa, la migliore cura, la migliore soluzione. Il silenzio riesce a farci percepire di più. Il silenzio riesce, guardandosi negli occhi, a infrangere qualsiasi muro presente.
Oggi piuttosto che guardarsi negli occhi e fare quattro sane chiacchiere si preferisce stare davanti al pc. Ma come si riesce a interagire con 30 persone contemporaneamente seguendo minuziosamente ogni singola parola. Io stacco sempre la chat di Facebook. Io preferisco parlare al telefono anche se, il “nuovo mondo” ci vede paralizzati e incollati ai telefoni… ops… scusate… gli smartphone (abbiate pietà… ma Malefica alle volte è antica)… perché in realtà oggi è terminata anche l’era degli sms… tutti “dobbiamo” avere i social installati nel telefono.
Oh… mio Dio… alle volte rimpiango quando i comunicati stampa arrivavano via fax e si dovevano ribattere… e altre volte… (giusto per essere più drastica) rimpiango le antiche ma splendide “macchine da scrivere”.
Ma il tempo cambia. Noi cambiamo… nel bene e nel male.
Per questa sera stacco.
Questa sera, infatti, vi scrive una Malefica stanca. Una Malefica stanca che ha trascorso un pomeriggio intero rannicchiata dentro la sua coperta (come faceva da bambina).
Una Malefica che ha raccolto i capelli in una pinza… ha indossato la tuta e ha deciso di riposare la mente (che in realtà non riesce mai a smettere di riflettere) e il corpo.
Baci “malefici” a tutti… o quasi tutti.