Scrivo mentre grondo veleno puro.
Scrivo perché non potevo evitare di farlo. Scrivo per farmi “salvare” ancora una volta dalla scrittura e per rendervi partecipi di quello che viviamo.
Oggi ho avuto modo di parlare con Rita.
Rita è una madre. Una Donna semplice. Una Donna che non lavora e con un marito in cassa integrazione. Rita è una mamma con un dolore grande nel cuore. Un dolore che l’ha colpita come un pugno in pieno volto. Suo figlio, Giuseppe, è stato colpito da un tumore… o meglio dall’”alieno” (come l’ha chiamato la grande Oriana Fallaci)!
Rita quando mi raccontava il suo dolore non ha trattenuto le lacrime. Si è raccontata come se mi conoscesse da una vita (in realtà io e lei non ci siamo mai conosciute… se non telefonicamente dopo il mio contatto)!
Rita non ha temuto a raccontarmi le sue paure e i suoi timori. Rita è una Donna che, nonostante il dolore più grande che una madre possa avere, continua a pregare Dio affinché salvi suo figlio, Giuseppe.
Io non prego. Non prego più da dieci anni… ma ho spiegato a Rita che la terra è popolata anche da persone che non dimenticano i “dimenticati”…. (scusate il gioco di parole)!
Rita, senza remore, mi ha raccontato che Giuseppe è in chemioterapia e che un amico, Davide, sta facendo i salti mortali per portarlo a Catania.
Rita mi ha parlato della sua “condizione” economica. Rita, piangendo, mi ha detto che a breve nella sua casa popolare staccheranno la luce… perché lei non riesce proprio a sbarcare il lunario.
Ho trattenuto le mie di lacrime… perché fare forza a Rita… era l’unica cosa che volevo fare con questa telefonata.
Una telefonata di speranza… perché la mia mente “malefica” ha partorito, insieme a degli “AMICI” una giornata speciale per raccogliere qualcosa a favore della famiglia di Rita e Giuseppe (a breve vi darò i dettagli).
Rita è una Donna… una mamma che ha paura di perdere il proprio figlio. Rita mi ha detto grazie mille volte… ed io altrettante volte le ho spiegato che non amo i GRAZIE.
I GRAZIE vanno agli estranei… e non a chi cerca di realizzare le cose concretamente senza volere nulla in cambio.
Io non sono mamma… forse non lo sarò mai… ma conosco la morte… e la paura… e le parole di Rita sono entrate fino alle viscere… non riuscendo a uscire.
Giuseppe è solo un ragazzo di vent’anni. Un ragazzo che vuole vivere la sua vita… magari dando quattro calci a un pallone. Giuseppe ha bisogno di dignità. Giuseppe ha bisogno di non essere dimenticato… e mi domando come “cazzo” faccia questa città a dimenticare o voler, semplicemente, dimenticare situazioni come queste.
Il mondo non è sempre bello e colorato… e le situazioni come quelle vissute da Rita e da suo figlio Giuseppe non sono dei casi isolati…
Rita mi ha detto che sono un angelo. No… Rita… Non lo sono… Io non sono un angelo… sono solo Malefica… una donna normale, anzi una donna macchiata dal dolore con troppo inchiostro e metallo, una donna che, insieme a degli amici “speciali” proverà a fare qualcosa per risollevare le sorti di Giuseppe che deve curarsi a Catania pur non avendone le possibilità economiche.
Ho mandato un grosso bacio a Rita… con la promessa che l’avrei chiamata in questi giorni… e di vederci la prossima domenica.
Riflettete cari lettori. Oggi ci fossilizziamo tutti in “cazzate”… “stronzate”… nascono guerre di “merda” senza alcun senso quando, in realtà, guardando oltre il nostro naso ci sono delle realtà che ci spiazzano e ci lasciano (forse non è per tutti uguale chiaramente) senza fiato.
Riflettete… perché, anche questa volta, io… e i miei “amici” abbiamo veramente bisogno di voi…
Io sono pronta a indossare, ancora una volta i panni di Malefica… le mie super scarpe “rosse”… e via…
Baci “malefici” a tutti… o quasi tutti…