Oggi mi sento come travolta da un treno in piena corsa. Affacciata dal balcone di casa ho assistito a un incidente. Ma non è stato tanto l’incidente a sconvolgermi quanto la lentezza dei soccorsi. Ma è tutto nella norma… siamo in Italia.
In Italia… si… quel Paese dove tutto è concesso. Oggi torno ad essere Malefica… e vomito veleno verde… vomito veleno verde perché sono stanca di sentire sempre le stesse stronzate… sono stanca di abbassare la testa come una “capra” davanti ogni cosa… sono stanca di assistere ai soliti scempi… stanca e basta!
Un domani cosa racconterò ai miei figli (se mai ne avrò)?
Racconterò che viviamo in un Paese dove ti è concesso tutto… un Paese dove puoi “simpaticamente” fare tutto quello che “cazzo” (si… avete letto bene… se vi scandalizzate non leggete… non siete costretti) si vuole?
Bloccata. Schifata. Allibita. Dalla sentenza del caso Cucchi.
Ricordate ancora Stefano? Si… Stefano… quell’ingegnere romano morto misteriosamente nel reparto riservato ai detenuti del Pertini sei giorni dopo l’arresto per droga nell’ottobre del 2009.
Stefano. Stefano Cucchi. Quello morto ammazzato. Quello morto massacrato come un cane bastardo. Quello che in molti hanno additato come un “drogato di merda” dimenticando che Stefano… era un semplice essere umano. Dimenticando che, CHIUNQUE, può cadere nel tunnel della droga.
Stefano. Stefano… quel ragazzo magro di cui tutti ricordiamo il corpo tumefatto nelle mille fotografie girate tra i tg e il web. Stefano il cui nome è stato sempre portato avanti dalla famiglia e della tenacia della sorella Ilaria.
Stefano… quel ragazzo che abbiamo visto sorride in qualche foto…
Stefano che non ha trovato la sua dignità neanche da morto…
Stefano che è stato ammazzato non una volta… ma mille…
Stefano… una ragazzo come mille altri ragazzi…
E’ finito tra le proteste il processo ai dodici (numeri alti eh!) imputati per la sua morte. La condanna dei medici è stata diminuita da sei a due anni, mentre gli agenti della polizia penitenziale e gli infermieri sono stati assolti, perché il fatto non sussiste.
Ma allora… chi li ha fatti quei lividi a Stefano?
Perché il suo corpo era pieno zeppo di ecchimosi?
Perché Stefano ha fatto la “via Crucis”?
Forse, per la regola del paradosso, Stefano si sarà picchiato da solo… provocando tutto quello scempio sulla sua pelle fino alla morte?
Stefano è morto… Stefano muore ogni giorno… come la sua famiglia.
A supporto dei Cucchi sono arrivate anche alcune persone che hanno combattuto un’esperienza simile a quella di Stefano: Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto nel giugno 2008 all’Ospedale di Varese dopo essere stato fermato dai carabinieri; Domenica Ferrulli, figlia di Michele, morto a 51 anni nel giugno 2011 a Milano per arresto cardiaco mentre alcuni agenti lo stavano arrestando; Claudia Budroni, sorella di Dino, ucciso a Roma nel luglio 2011 da un colpo di pistola durante un inseguimento con la polizia sul Gra; e Grazia Serra nipote di Francesco Mastrogiovanni, l’uomo morto nell’agosto 2009 dopo essere rimasto per 82 ore legato mani e piedi a un letto di contezione in un ospedale psichiatrico lucano.
“Io non mi arrendo. Giustizia ingiusta” è questa la frase scritta circa un’ora addietro da Ilaria Cucchi nella sua pagina Facebook.
Ma la legge è davvero uguale per tutti?
Lo ribadisco… La legge… è davvero uguale per tutti?
Io ho come il presentimento che non sia così… ho come il presentimento che la legge non sia uguale per tutti… anzi… tutto il contrario.
Scusaci Stefano… scusaci se puoi…
Oggi non bacio nessuno… sono davvero avvolta dal veleno…
Vi lascio con questo pezzo… alzate il volume… “fottetevene”… tanto non vi arresteranno, almeno spero, per una canzone… e riflettete…